Walkman
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Autore: Franco Lever
Lettore stereo di audiocassette particolarmente compatto proposto al mercato dalla Sony nel 1979. Pur essendo un marchio registrato, il nome w. è diventato il termine comune con cui si indica questo genere di strumento; infatti, tutti i produttori del settore si sono affrettati a proporne una loro versione, spinti dal successo a livello mondiale ottenuto dall’apparecchio (soltanto la Sony in venti anni ne ha venduti 200 milioni di esemplari).
Rispetto al tradizionale registratore portatile, il w. si era da subito caratterizzato non tanto per la leggerezza e per le dimensioni (era poco più grande della cassetta audio) e per il basso consumo di energia, quanto per il fatto che rinunciava sia alla sezione registrazione (da sempre una delle caratteristiche salienti di questi apparecchi), sia alla sezione amplificazione: niente altoparlanti, solo una presa per la cuffia. In compenso offriva proprio grazie all’ascolto in cuffia una qualità sonora stereo particolarmente alta (paragonabile a quella di costosi e ingombranti apparecchiature), usufruibile in modo del tutto individuale, qualunque fosse la situazione concreta in cui l’utilizzatore si venisse a trovare: in viaggio, in biblioteca, in una sala affollata, all’aperto, ecc.
La storia di questo apparecchio è in un certo modo avvolta nella leggenda: di solito la sua paternità viene attribuita ad Akio Morita, mitico fondatore della Sony; lo stesso Morita coinvolge il suo socio cofondatore Masaru Ikuba; altri parlano dell’ingegnere Mitsuro Ida e di Kozo Ohsone. C’è poi chi sposta il tutto in Europa: l’idea apparterrebbe al tedesco Andreas Pavel, che nel 1977 fece domanda di brevettare un apparecchio che possedeva già tutte le caratteristiche del futuro w. Il brevetto venne rilasciato l’anno dopo, ma non servì a garantire all’inventore l’esclusiva dello stereobelt (così l’aveva chiamato: uno stereo da portare alla cintura). Pavel ha fatto causa alla Sony senza ottenere però un verdetto favorevole; il giudice infatti (primo giudizio 1992; appello 1996) ha ritenuto che l’idea di uno stereo personale portatile sia così ampia e indefinita da non essere attribuibile a un singolo inventore. La Sony, in ogni caso, non ha mai potuto negare che le caratteristiche dello sterobelt fossero conosciute già un anno prima della commercializzazione del suo w.
Probabilmente le cose sono andate in questo modo. Nel 1978 i progettisti della divisione audio della Sony stavano sviluppando un registratore portatile denominato Pressman destinato ai giornalisti; non erano però soddisfatti del livello di miniaturizzazione cui erano giunti perché, attenendosi alle dimensioni previste dal progetto, non riuscivano a garantire all’apparecchio la funzione ‘record’ e il posto per gli altoparlanti. Assolutamente impensabile per loro, come anche per la divisione commerciale, immettere sul mercato uno strumento del genere. Di parere diverso i due soci fondatori, che intuirono in quello strumento la risposta giusta a una domanda inespressa ma diffusissima: poter fruire della musica in forma personale e totalmente libera. Di fatto, superando ogni resistenza, imposero alla loro società di lanciare il prodotto, definendone anche il prezzo e la data di lancio: 1 luglio del 1979. Il primo mese di vendite fu un disastro: in Giappone non se ne vendette neppure un pezzo; poi fu un successo incontenibile.
A vent’anni dalla presentazione del primo, la Sony ha presentato un nuovo w. completamente digitale: non più parti in movimento, nessuna cassetta, solo uno stick di memoria dove la musica è registrata in forma digitale.
Alla vicenda w. non si interessa soltanto la storia della tecnologia e dell’elettronica di consumo; proprio perché è stato un fenomeno culturale di dimensioni mondiali esso è oggetto di studio da parte dei ricercatori dei cultural studies: "... nello studiare il w. non stiamo soltanto affrontando il modo in cui un artefatto culturale viene rappresentato (cioè come cosa che appare in pubblicità e in fotografia), dobbiamo anche seguire i processi che l’hanno prodotto e quelli che hanno portato alla sua rappresentazione (...) Dobbiamo cercare di comprendere quelle che sono le diverse pratiche utilizzate nella produzione del w. e il modo in cui tali pratiche, ampiamente diffuse, vengono rappresentate in termini di valori specifici, di convinzioni e di schemi di lavoro" (Du Gay, 1997).
Rispetto al tradizionale registratore portatile, il w. si era da subito caratterizzato non tanto per la leggerezza e per le dimensioni (era poco più grande della cassetta audio) e per il basso consumo di energia, quanto per il fatto che rinunciava sia alla sezione registrazione (da sempre una delle caratteristiche salienti di questi apparecchi), sia alla sezione amplificazione: niente altoparlanti, solo una presa per la cuffia. In compenso offriva proprio grazie all’ascolto in cuffia una qualità sonora stereo particolarmente alta (paragonabile a quella di costosi e ingombranti apparecchiature), usufruibile in modo del tutto individuale, qualunque fosse la situazione concreta in cui l’utilizzatore si venisse a trovare: in viaggio, in biblioteca, in una sala affollata, all’aperto, ecc.
La storia di questo apparecchio è in un certo modo avvolta nella leggenda: di solito la sua paternità viene attribuita ad Akio Morita, mitico fondatore della Sony; lo stesso Morita coinvolge il suo socio cofondatore Masaru Ikuba; altri parlano dell’ingegnere Mitsuro Ida e di Kozo Ohsone. C’è poi chi sposta il tutto in Europa: l’idea apparterrebbe al tedesco Andreas Pavel, che nel 1977 fece domanda di brevettare un apparecchio che possedeva già tutte le caratteristiche del futuro w. Il brevetto venne rilasciato l’anno dopo, ma non servì a garantire all’inventore l’esclusiva dello stereobelt (così l’aveva chiamato: uno stereo da portare alla cintura). Pavel ha fatto causa alla Sony senza ottenere però un verdetto favorevole; il giudice infatti (primo giudizio 1992; appello 1996) ha ritenuto che l’idea di uno stereo personale portatile sia così ampia e indefinita da non essere attribuibile a un singolo inventore. La Sony, in ogni caso, non ha mai potuto negare che le caratteristiche dello sterobelt fossero conosciute già un anno prima della commercializzazione del suo w.
Probabilmente le cose sono andate in questo modo. Nel 1978 i progettisti della divisione audio della Sony stavano sviluppando un registratore portatile denominato Pressman destinato ai giornalisti; non erano però soddisfatti del livello di miniaturizzazione cui erano giunti perché, attenendosi alle dimensioni previste dal progetto, non riuscivano a garantire all’apparecchio la funzione ‘record’ e il posto per gli altoparlanti. Assolutamente impensabile per loro, come anche per la divisione commerciale, immettere sul mercato uno strumento del genere. Di parere diverso i due soci fondatori, che intuirono in quello strumento la risposta giusta a una domanda inespressa ma diffusissima: poter fruire della musica in forma personale e totalmente libera. Di fatto, superando ogni resistenza, imposero alla loro società di lanciare il prodotto, definendone anche il prezzo e la data di lancio: 1 luglio del 1979. Il primo mese di vendite fu un disastro: in Giappone non se ne vendette neppure un pezzo; poi fu un successo incontenibile.
A vent’anni dalla presentazione del primo, la Sony ha presentato un nuovo w. completamente digitale: non più parti in movimento, nessuna cassetta, solo uno stick di memoria dove la musica è registrata in forma digitale.
Alla vicenda w. non si interessa soltanto la storia della tecnologia e dell’elettronica di consumo; proprio perché è stato un fenomeno culturale di dimensioni mondiali esso è oggetto di studio da parte dei ricercatori dei cultural studies: "... nello studiare il w. non stiamo soltanto affrontando il modo in cui un artefatto culturale viene rappresentato (cioè come cosa che appare in pubblicità e in fotografia), dobbiamo anche seguire i processi che l’hanno prodotto e quelli che hanno portato alla sua rappresentazione (...) Dobbiamo cercare di comprendere quelle che sono le diverse pratiche utilizzate nella produzione del w. e il modo in cui tali pratiche, ampiamente diffuse, vengono rappresentate in termini di valori specifici, di convinzioni e di schemi di lavoro" (Du Gay, 1997).
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Bibliografia
- DU GAY P. (et al.), Doing cultural studies: the story of the Sony Walkman, Sage, London 1997.
- KHANH Pharn-Gia, Marketing strategy of Sony for portable audio device business, GRIN Verlag, Germany 2007.
- NAYAK P. R. - KETTERINGHAM J. M., Breakthroughs! How leadership and drive created commercial innovations that swept the world, Rawson Associates, New York 1993.
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Note
Come citare questa voce
Lever Franco , Walkman, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (18/11/2024).
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